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Parigi nel XIX secolo divenne grande per la cultura, e soprattutto per la musica, grazie ad alcuni stranieri (immigrati...) di grande talento che vi trovarono il giusto terreno per sviluppare la propria fama e autorità. 

Tutti corriamo subito al nome di CHOPIN, il grande polacco che a Parigi divenne, appunto, Chopin. CHERUBINI dominò la scena per primo, (o almeno dopo LULLI, o Lully, alla francese, ai tempi del Re Sole), e divenne Direttore del prestigioso Conservatorio di Parigi.  

GIOACCHINO ROSSINI (1792-1868) - che abbiamo commemorato nel 2018 - arrivò dal sud nel 1823 sulle rive della Senna con Isabella Colbran. E persino la prima opera che scrisse nel suo soggiorno parigino aveva a che fare con le strade: Il Viaggio a Reims (1825). Il successo fu tale (e pure al successo Rossini era abituato: basti pensare a Vienna, oltre che ai grandi teatri italiani) che Rossini decise di fermarsi a vivere a Parigi per il resto dei suoi giorni, e forse non secondaria fu la sua passione per la cucina francese. Dopo aver rivoluzionato il melodramma con le sue 40 opere liriche scritte da quando aveva 19 anni fino ai 36, chiudendo la sua carriera di operista nel 1829 con Guillaume Tell, per nostra fortuna Rossini non ha abbandonato la musica. In ambito  vocale, oltre ai suoi capolavori assoluti Stabat Mater e Petite Messe Solemnelle, ha composto delle argute collezioni di arie da camera: Soirées Musicales (1830-35); La Regata Veneziana (1835 come n. 9 delle Soirées, su testo di Francesco Maria Piave); e non ha affatto trascurato la musica strumentale, soprattutto quella pianistica (la vera novità!), composizioni in massima parte eseguite per la prima volta nei salotti musicali del sabato che Rossini ospitava insieme alla sua seconda moglie Olympe Pélissier ogni settimana a casa sua (la tradizione della  musica nelle case...) a partire dal 1858, ricevendo una cerchia molto selezionata di conoscenti e di aristocratici, e molte personalità di spicco del mondo musicale, tra cui Boito, Liszt e Verdi.  

I 237 titoli dei Péchés de Vieillesse, scritti negli anni tra il 1857 e il 1868, che compongono un'opera non pubblicata, aggiornata completata e finita di organizzare appena prima della sua morte, sono stati pensati come una sorta di eredità a favore della sua vedova. Pezzi già pubblicati furono alla fine del lavoro tolti dalla raccolta esclusivamente per questo motivo economico.

Rossini

 

I pezzi, spesso divertenti, ironici e sarcastici, sono scritti per vari ensembles vocali oltre che per voce sola e pianoforte, ma anche solo strumentali per vari organici, con forte predominanza dei pezzi di carattere per pianoforte solo, e furono raccolti in 14 volumi.

Godebski RossiniDi sicuro le composizioni pianistiche di Rossini sono state fonti di ispirazione per altri compositori francesi come Charles-Valentin Alkan (1813-1888) ed Erik Satie (1866-1925): insieme, Rossini, Alkan e Satie disegnano una linea di compositori che al pianoforte hanno attribuito voci originali, dissonanti e sghembe rispetto alla connotazione romantica predominante in quegli anni e dominata dalla figura di Liszt.

A posteriori possiamo ben dire che il teatro musicale a Parigi restò imperfetto e incompleto prima dell'arrivo di Jacques OFFENBACH (1819-1880), che seppe interpretare la nuova anima, leggera e graffiante, del secondo Impero di Napoleone III°, cogliendone i semi dell'imminente caduta; insieme a LEO DELIBES, che con Coppelia e gli altri suoi balletti, e la sua attività di impresario, ha costruito uno dei capisaldi del repertorio del teatro di danza e ha scandito la vita teatrale e mondana di Parigi in concorrenza alla pari  con il teatro dell'Opera e con l'operetta di cui Offenbach era il re.

Delibes e Offenbach: uno un omone gioviale ed energico descritto come “il giovanottone americano”, l'altro lo scaltro e vivace tedesco ebreo arrivato a inventare il ruolo della prima-donna d'operetta e la macchina perfetta del teatro musicale leggero con solide radici nell'opera; i due grandi compositori-capocomici-impresari del teatro musicale, padroni di Parigi fino alla catastrofe della guerra franco-prussiana. 

Jacques Offenbach, violoncellista, arrivò dal nord nel 1833, figlio di un cantore di sinagoga ebreo di Colonia, Isaak Offenbach, con il fratello più grande, mandati entrambi dal padre a Parigi per studiare al conservatorio. Cherubini in un primo momento li rifiutò, ma questo fu solo un ostacolo irrilevante al successo che il giovane Jacques seppe conquistarsi a partire dal 1850 fino a quando la guerra e la rivoluzione (1871-72) travolsero la vita e quindi anche l'attività artistica di Parigi;  Offenbach in quel ventennio segnava la pulsazione frenetica del teatro musicale parigino all'ombra di Rossini ritiratosi a lussuosa vita privata, che ai primi successi lo chiamò "il piccolo Mozart degli  Champs-Elysées".

La città sul Reno gli dedica una grande festa di compleanno nel 2019 www.yeswecancan.koeln, felice di avere anche lei quel che Bonn - vicinissima - ha da festeggiare nel 2020 con Beethoven: un gigante della musica da celebrare per un anno intero.

Offenbach nel campo dell'operetta è stato un vero gigante, e  ha anche rappresentato molte delle sue opere negli Stati Uniti d'America dove era andato a cercare successo e fortuna negli anni 1875-76 dopo il fallimento del suo teatro a Parigi, pubblicando un suo diario di viaggio di 83 pagine dal titolo "L'America e gli Americani", la cui risonanza troviamo anche nella sua operetta Les Belles Americaines.

Offenbach morì nel 1880, a 61 anni, a Parigi, lasciandoci 120 titoli per il teatro, tra cui le 5 operette  considerate classiche sono  Orphée aux Enfers, La Belle Hélène, La Vie parisienne, La Grande-Duchesse de Gérolstein, La Périchole. A queste si aggiungono subito anche  Le Pont des Soupirs, Barbe-Bleue, Les Brigands e La Princesse de Trébizonde, Madame l’Archiduc e Madame Favart a meritare grande attenzione.

Offenbach

 

La casa editrice Boosey & Hawkes ha inaugurato nel 1999 l'edizione monumentale della OEK, la Offenbach Edition Keck, arrivata al momento a 35 titoli, ordinati dal musicologo e direttore d'orchestra francese Jean-Cristophe Keck (1964) www.koelner-offenbach-gesellschaft.org (con cronologia; vedi anche  www.j-o-g.org e www.offenbachmuseum.com).

Nelle ricerche per la pubblicazione dell'opera omnia di Offenbach sono anche state riscoperte opere che erano andate perdute, come  Les Fées du Rhin (seconda opera romantica dopo  Les Contes d’Hoffmann), Barkouf, La Haine - e Fantasio

A differenza di Wagner, che si dedicava alle dimensioni gigantiche dei simboli della mitologia nordica e all'utopia, da realizzare in ogni modo, di un teatro totale di parole e musica, Offenbach nelle sue opere si occupa sempre delle conseguenze della radicata stupidità umana,  maneggiava questo argomento centrale come un giocoliere: un maestro della presa per i fondelli. Il pathos alla Wagner e l'imponenza alla Bruckner non erano certo per lui. 

Grazie a libretti assolutamente perfetti per la loro veloce macchina drammaturgica, che tanto assomiglia alla perfezione delle opere rossiniane, Offenbach ha riportato la comoedia alla sua giusta dignità.

È chiaro che egli non era affatto scevro da malinconia, e Fantasio ne è l'esempio migliore.

Non è lontano dal grottesco e dal fantastico alla maniera di E.T.A. Hoffmann (come evidente nei  Contes d’Hoffmann, che evidentemente andavano di moda a Parigi, se pensiamo che la storia della Coppelia di Leo Delibes è un adattamento edulcorato del racconto Der Sandmann di E.T.A. Hoffmann, ritenuto una delle basi della moderna letteratura noir). Nelle sue operette, che prendono precisamente il nome di Offenbachiade per la loro peculiarità, e nelle sue tre opere (Les Fées du Rhin, 1864 Vienna;  Fantasio, 1872 Parigi;  Les Contes d'Hoffmann, 1881 Parigi) questo compositore francese d'adozione si adatta alle forme del teatro musicale come un camaleonte.

Quella di Fantasio è una storia ambientata a Monaco di Baviera, in una un'atmosfera da birreria, in cui si tratta di un matrimonio forzato per ragioni dinastiche e politiche. Nel libretto teatrale di Alfred de Musset il Re di Baviera (che allora era Ludovico II, e aveva una figlia!!!) vuole obbligare la figlia Elsbeth a un matrimonio adeguato al lignaggio (ma non al cuore) con un nobile italiano allo scopo di garantire la pace tra le corti di Baviera e di Mantova, ma lei si avvicina invece a studenti repubblicani e antimonarchici. Fantasio, una specie di studente-guardia del corpo e di dandy dalla testa calda, vuole proteggerla, restandole sempre vicino, ma non sa proprio come fare.

Per puro caso il posto che era stato a suo tempo di Rigoletto alla corte di Mantova è vacante, e gli viene assegnato. Fantasio entra dunque a palazzo come buffone di corte. Il resto appartiene alla macchina comica dell'intreccio, che lascia ampi spazi anche  alle effusioni sentimentali.

Evidente la messa in commedia delle tensioni sociali e politiche del tempo, che vengono tutte chiamate in campo.

Paris - Jacques Offenbach

 

La storia complicata dell'allestimento di questa seconda opera di Offenbach, andata in scena nel 1872 con le barricate parigine ancora fumanti, porta addirittura ad uno scambio nei registri vocali e sessuali, da uomo  a donna, nelle sue tre versioni: Victor Capoul, baritono buffo celebre e caro a tutti a Parigi ma ormai a fine carriera, durante la corrente guerra franco-prussiana si sottrasse alla prima assoluta scappando a Londra, dove rimase anche dopo la guerra. Fu rimpiazzato da un MEZZOSOPRANO. Più tardi, a Vienna, la parte fu ulteriormente rimaneggiata per farla cantare ad un SOPRANO. 

Fantasio è un'opera di mezzo-carattere, dalla scrittura musicale lussureggiante e perfetta per valorizzare le cantanti più virtuose, scritta e messa in scena durante la guerra, con  forti elementi di sarcasmo e critica politica e con efficaci accenti patetici, a confezionare una  vera e propria  presa in giro di re e monarchia, e, summa summarum, un manifesto per il pacifismo.

 

Benno Schnatz e Alessandro Tenaglia